mercoledì 6 giugno 2007

Lo stupore eucaristico tra Scienza e Fede

Incontro: lo stupore eucaristico tra Scienza e Fede

Mai forse la millenaria Cattedrale di Gerace aveva assistito ad un evento scientifico di tale portata come la sera del 20 ottobre 2005.
La conferenza del Prof. Zichichi, organizzata dal Vescovo di Locri - Gerace, Mons. Giancarlo Bregantini, nell’ambito delle manifestazioni programmate per il Congresso Eucaristico Diocesano, aveva attirato una folla immensa tesa ad ascoltare, in religioso silenzio, l’affascinante lezione dello scienziato siciliano.
Il nostro gruppo giovanile, le Scintille di Maria, è presente in maniera marcata all’interno della meravigliosa chiesa secolare, accompagnato dal gruppo del Cenacolo dello Spirito Santo e dalle suore Ancelle Parrocchiali dello Spirito Santo.
Iniziamo la nostra esperienza, facendo conoscenza con il prof. Zichichi gia nel primo pomeriggio, avendo l’onore di poter scambiare cordialmente qualche chiacchera insieme a lui e a S.E. Padre GianCarlo.
In questo brevissimo incontro abbiamo potuto condividere l’emozionante esperienza di umiltà donataci a noi da parte del grandissimo scienziato!
A nostro avviso, oltre al vero esempio d’umiltà (Padre GianCarlo), il prof. Zichichi si è dimostrato una persona molto semplice e umile, alla portata di tutti, dando dimostrazione di grande cordialità.
Nel pomeriggio partecipiamo in maniera attiva alla conferenza di Gerace, dando il nostro contributo con un’ intervento da parte nostra, sul tema all’ordine del giorno.
Nella conferenza il professore parte da un assunto fondamentale: Dio è molto più intelligente di noi e la scienza illuminista pecca di presunzione e di orgoglio, pensando di scoprire i misteri dell’Universo affidandosi solo alla ragione.
La via seguita da Galileo, sulla cui orma si pone lo studio del Prof. Zichichi, è quella di porre domande a Dio, autore di ogni cosa, mediante la via degli esperimenti.
L’uomo, che è l’unica forma vivente dotata di ragione, trasmette il proprio pensiero alle generazioni future attraverso la “Memoria Collettiva Permanente”, e ciò gli consente di trasferire nello spazio e nel tempo le proprie conquiste scientifiche.
Semplicemente, dice lo scienziato, l’uomo ha inventato tre cose che gli hanno consentito di primeggiare su tutte le specie viventi: il linguaggio, che trasmette il pensiero e con il quale tuttavia si può dire tutto e il contrario di tutto; la logica, che fissa i patti chiari nella elaborazione delle idee e la scienza.
Ma il dialogo sulla scienza non può prescindere dall’idea dell’esistenza di Dio. E’ evidente che la realtà immanente, caratterizzata dall’esperienza sensoriale, coesiste senza alcun dubbio con la realtà trascendente.
La scienza atea che nega il trascendente crede nel nulla e tuttavia non è riuscita a dimostrare che Dio non esiste.
Viceversa, continua il Prof. Zichichi, la scienza che crede in Dio e nella realtà trascendente non deve dimostrare l’esistenza di Dio, perchè altrimenti si ridurrebbe Dio, Essere Trascendente a ogni cosa, alla più grande scoperta scientifica di tutti i tempi e quindi non sarebbe più Dio.
Un silenzio irreale scendeva nella maestosa Cattedrale quando il luminare iniziava a spiegare, con semplicità di linguaggio, l’affascinante Teoria del Supermondo.
Essa è una struttura che si sviluppa su 43 dimensioni e la sua travagliata elaborazione teorica non ha ancora avuto il conforto della verifica sperimentale.
Esiste una doppia struttura della realtà: la materia composta da “trottoline” che obbediscono al principio di esclusione (lo spazio occupato da una “trottolina” non può essere occupato da un’altra) e la materia che obbedisce al principio che “più ce n’è, meglio è!” (ad es. la luce e lo spazio stesso).
Precisando la differenza fra massa e materia, essendo la materia composta da massa e da cariche elettromagnetiche, con grande stupore il Cattedratico ci spiegava che la struttura della materia è stata programmata per una resistenza di molte volte superiore alla durata dell’Universo.
Tale assunto, pur contrastando con la consapevolezza della fragilità del nostro essere, ci rivelava una assoluta ignoranza della scienza sul problema della vita, su quel “Quid” da cui scaturisce la vita e sulla sua fine.
La scienza in effetti conosce, in parte, la struttura della materia inerte.
La conferenza avvolgeva i presenti di emozioni fiabesche quando il Professore spiegava le dinamiche di concetti ritenuti acquisiti dalla nostra logica e quindi fuori discussione.
Spazio e tempo non possono essere tutti e due reali contemporaneamente, essendo la struttura complessa spazio-tempo composta da un elemento reale e un elemento non reale: in effetti non ha senso dire che io occupo uno spazio se non si fa riferimento al tempo, quindi spazio e tempo sono inscindibili fra di loro ma solo uno è reale.
E nell’affascinante complessità di una materia che elabora l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo, s’inserisce lo stupore dell’uomo che con fede china il capo alla potenza di Dio che ha posto la nostra vita in questo grande, unico, meraviglioso Universo.